martedì 4 gennaio 2011

I soldi non comprano la felicità... ma tutto il resto sì

Oggi sono andata a casa di un tizio che conosco praticamente da sempre. Però a casa sua non c'ero mai stata, ohibò. So che qui potrei partire con una lunga serie di considerazione su quanto siano importanti le case nei rapporti sociali al giorno d'oggi - anzi, una piccola, formicolante parte della mia testolina si sta gasando al sol pensiero - ma mi ha colpito molto di più un'altra cosa.
E cioè che questo tizio è ricco.
Ma ricco, eh.
Casa sua è spettacolare, sembra quella di una telefilm americano: pavimenti di marmo, tappeti ovunque, tende da far venire un colpo a Mary Poppins, mobili stile antico (ma futuristico nel bagno, grande due volte il mio soggiorno), uno studio tappezzato di libri elegantemente rilegati, un computer paz-ze-sco con una stampante/scanner/fotocopiatrice paz-ze-sca e quadri alle parete.
Dio mio.
E allora mi è venuto in mente che era da scemi soffermarsi sul fatto che fosse ricco, il tizio; ho pensato che lui, il tizio, è sempre quello che s'è fatto quasi diec'anni di scuola con me e incontro sempre a lezione di pianoforte. Che c'entra se ha un botto di soldi o no. Mica cambia, lui, in sé.
Quindi questo stupore è del tutto immotivato.

Tutto ciò per scrivere che oggi mi sono sentita una perfetta cretina.
D'altra parte sono giorni che mi sento una perfetta cretina.
In continuazione.

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