Il punto è che ultimamente mi sento anti-Natale. Forse è cominciato tutto quando mi sono sorbita per l'ennesima volta - che poi io la televisione la guardo pochissimo - la pubblicità del panettone, quella dove ci sono tutti i bambini che cantano "E' Natale e a Natale si ouò fare di piùùùù....". Sì, è stata quella la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Non voglio fraintendimenti: in realtà a me questo periodo piace, lo trovo rilassante e scintillante. A me piacciono le cose scintillanti.
In realtà è tutta colpa della pubblicità.
Suvvia, il Natale lo strumentalizzano troppo: e i cappellini con i pon-pon di cotone, e gli alberini e il vischio ovunque, e quei migliaia di filmetti confezionati per l'occasione in onda per sere e sere di fila... non se ne può più. Non fosse che sono una persona molto materialista e ho ancora un sacco di regali da scartare, mi sarei già trasferita in cima ad una montagna, in una grotta, isolata dal mondo e dai biglietti d'auguri.
Non fosse che il 26 parto e vado stare da mia cugina nella Grande Città fino al 30.
Non fosse che la mia missione principale nella vita è far capire a quella cugina lì la conturbante bellezza del Latino.
Non fosse che nella Grande Città c'è una libreria graaaande e bellissima, non fosse che voglio leggere La Tempesta di Shakespeare.
Non fosse che ho appena messo su questo blogghettino abbastanza inutile per dar sfogo alle mie fantasie represse, non fosse che voglio vedere se il 25 dodici persone riusciranno ad entrare nel mio minuscolo salotto, io me ne andrei.
Intanto aspetto.
Nessun commento:
Posta un commento