L'altro giorno ero in un bar con i miei: leggevo un romanzo di Paul Auster ed ero seduta accanto a un signore di mezza età che leggeva un libro anche lui - non riuscivo a capire di cosa si trattasse.
Come al solito, sono stata assalita dalla curiosità e ho improvvisato un sacco di giravolte assurde per riuscire a vedere il titolo (ho anche sbattuto la testa contro il tavolo). Poi, per puro caso, sono riuscita a vedere la copertina: era Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.
Allora mi è venuto in mente che quando sono andata in biblioteca la settimana scorsa ero indecisa se prenderlo in prestito, quel libro lì, oppure no. Però alla fine l'ho lasciato sullo scaffale.
A quel punto sono stata assalita dal rimorso, perché mi sono detta che, se invece l'avessi scelto, probabilmente io e quel signore ci saremmo trovati gomito a gomito in quel bar con lo stesso libro fra le mani.
Chissà, magari sarebbe nata una bella amicizia.
Sempre l'altro giorno, in quel bar, ho conosciuto un'amica di mia madre, una donna sui trent'anni che portava degli occhiali da sole molto fighi: fra una cosa e l'altra, è venuto fuori che anche lei legge parecchio, e ci siamo messe a discutere di letteratura.
Ogni volta che lei pronunciava il nome di uno scrittore cominciava a spiegarmi nel dettaglio chi fosse - come se desse per scontato che non ne avessi sentito parlare.
L'ha fatto con Dacia Maraini, Edoardo Nesi e Raymond Queneau. Su Queneau ha cominciato a spiegarmi che si trattava di "uno scrittore francese del '900, che fece parte anche della corrente surrelista" eccetera eccetera.
Credo che si sentisse in dovere di fare la didascalica perché mi vedeva giovane. Al contrario, se si fosse rivolta a mio padre magari avrebbe dato per scontato che lui sapesse di cosa si stava parlando - anche se su queste cose non è proprio ferratissimo.
Riflettendoci, non ha molto senso.
J'aime bien Queneau!
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